Un’esplorazione artistica del Sé

Non c’è dubbio che una delle cose più difficili da fare sia conoscere sé stessi. A volte è così difficile farlo che l’opzione più semplice sembra essere quella di dimenticare. Ma questa è un’opzione per i codardi, e gli artisti come Vincent van Gogh non sono mai stati codardi. Per diventare un artista occorrono talento, passione, conoscenze, ma soprattutto coraggio: coraggio di esplorare e sviluppare il proprio stile nonostante le mode imperanti del momento. Possiamo affermare con sicurezza che la vita e la carriera artistica di van Gogh sono state una costante ricerca di sé stesso alimentata dal proprio coraggio.

Van Gogh e gli autoritratti
Una serie di autoritratti di van Gogh

Il genere dell’autoritratto: qualcosa di più della natura

Nell’arte, il soggetto dell’autoritratto è, come il nome stesso suggerisce, un’esplorazione del Sé. Anche se l’uomo è stato soggetto di rappressentazioni fin dai tempi più remoti, è solo nel XV secolo, durante il primo Rinascimento, che l’autoritratto inizia a emergere come genere. In questo particolare stile, è il pittore stesso a rendersi consapevolmente il protagonista principale del proprio dipinto. Da allora, molti artisti sono diventati famosi per i loro magnifici autoritratti, ma tra loro spicca il caso di van Gogh. In una delle lettere al fratello Theo, scrisse:

“Dicono – e io sono molto propenso a crederlo – che sia difficile conoscersi; ma non è neanche facile dipingere sé stessi. Nei ritratti di Rembrandt, per esempio, si va oltre la natura, è più come una sorta di rivelazione.”.

Lettera n.800 a Theo, settembre 1889

L’autoritratto è quindi il disvelamento di qualcosa che si trova oltre la superficie della natura.

Van Gogh e gli autoritratti: un’autobiografia dipinta

Gli autoritratti dipinti da van Gogh sono trentacinque e in ognuno di essi lo possiamo vedere in diverse fasi della sua vita e del suo stato mentale. Insieme a Rembrandt, van Gogh è senza dubbio uno dei pochi pittori in grado di “dipingere” la storia della sua vita. Questi suoi trentacinque autoritratti costituiscono, senza dubbio, un’autobiografia.

Van Gogh e il periodo parigino

Venti di questi autoritratti furono dipinti mentre viveva a Parigi, in un periodo per lui molto difficile in termini sia di carriera che di denaro. In quanto artista, ci si sarebbe aspettati che assumesse dei modelli per dipingere ma, essendo a corto di denaro, non poteva farlo. Furono queste circostanze esterne a costringere Vincent a rivolgere il suo sguardo artistico verso sé stesso; fu lui stesso a riuscire a trasformare questa difficile situazione negli autoritratti che noi tutti conosciamo.

Guardare negli occhi di Vincent van Gogh

In tutti questi autoritratti, lo sguardo di Van Gogh è sempre diretto e i suoi occhi sono fissi su chi lo guarda. Appare immobile, in posa per il ritratto con la testa leggermente rivolta verso di noi. Ma nonostante questa apparente immobilità, Van Gogh riesce a trasmettere molto di più di una semplice rappresentazione di sé stesso. Il movimento e la vita del ritratto sono suggeriti dalle pennellate che contrastano con l’immobilità della figura che è sempre situata al centro della composizione.

Questo contrasto rivela la costante ricerca del Sé portata avanti da Van Gogh. Una ricerca che il più delle volte viene intrapresa dall’interno. Vincent guarda lo spettatore, ma allo stesso tempo guarda sé stesso, verso l’interiorità. Quando si incontrano i suoi occhi tristi o ansiosi, viene rivelato qualcosa “oltre la natura”. Guardare un autoritratto di Van Gogh è una vera e propria “rivelazione”.

Ogni ritratto è quindi un momento di introspezione, e ogni volta che lo spettatore guarda uno di questi dipinti, quello stesso momento di introspezione si estende nel tempo fino ad arrivare a noi. Van Gogh era un grande artista proprio perché era capace di illustrare la profondità dell’essere umano su una semplice superficie piatta.

Questo tema è ulteriormente sviluppato nella mostra immersiva Inside Van Gogh, in corso alla Cattedrale dell’Immagine di Firenze.

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